
Il titolo è un abile gioco di parole che verte sul significato ambiguo della parola "private", anticipando l'argomento trattato in questo post. Starà al lettore, alla fine dell'articolo, intendere la parola come "personali, chiuse, non accessibili" o invece come "rubate, tolte, accessibili a tutti".
La cosa che più mi ha colpito curiosando tra i buzz postati in tutto il mondo è l’elevato numero di perplessità relative al funzionamento di GBuzz. Dall’Italia all’Inghilterra, dagli Stati Uniti all’Arabia Saudita, dalla Cina al Brasile, sono numerosi i post del tipo “how does Buzz work?”, “what is Buzz?” ecc…Nonostante l’esperienza d’uso sia facile (sia nell’installazione che nell’approccio inziale) e l’utilizzo sia simile a Facebook (per lo meno per quanto riguarda la modalità di condivisione di elementi multimediali quali post, link, foto, video ecc..), anche il mio approccio di partenza con questo grandioso strumento ha incontrato alcune perplessità. Buzz introduce la rivoluzione dei post pubblici, visibili a tutto il mondo e non solo ai propri contatti di Gmail. Per far visualizzare i propri post ai soli contatti bisogna trafficare con le impostazioni nel profilo personale di Buzz.
“Chi accede per la prima volta a Google Buzz nota infatti che il sistema ha già provveduto a impostare un elenco di follower e di amici da seguire. Un portavoce di Big G ha spiegato che la lista è compilata automaticamente sulla base dei contatti con cui l’utente dialoga più di frequente, sia via mail che via chat. Peccato però che, di default, chi visiti il profilo pubblico dell’utente abbia anche la possibilità di visualizzare tutti i suoi contatti, sia quelli da lui seguiti su Buzz che quelli che lo seguono.In pratica, se non provvedete a modificare le impostazioni, chiunque può risalire alle persone con cui dialogate maggiormente tramite Gmail, semplicemente visitando la pagina del vostro profilo. Il che può essere fonte di problemi per personaggi pubblici o per dipendenti di grandi aziende, e non solo. Problemi – questi – cui si può ovviare «provvedendo a modificare a proprio piacimento la lista dei contatti durante la compilazione del profilo», tengono a sottolineare da Google. Ma i critici non accettano scuse e chiedono maggiore trasparenza e chiarezza a tutela degli utenti: perché Google non ha pensato di rendere tutto più semplice semplicemente chiedendo a ciascun nuovo utilizzatore di Buzz se davvero desidera seguire o essere seguito dalle persone suggeritegli dal sistema? Magari aggiungendo anche un avvertimento che metta in evidenza il fatto che l’universo Internet potrà venire a conoscenza di quali sono i contatti con cui si dialoga maggiormente. Perché prima di procedere con il click che autorizza la pubblicazione della lista degli amici è necessario essere consapevoli di cosa ciò comporta, sia nel caso il soggetto interessato sia una moglie infedele che quotidianamente si intrattiene per ore in chat con l’amante, sia nell’eventualità che si tratti di un dipendente che scambia mail con impiegati di un’azienda concorrente.”
Se siete come me e avete installato Buzz velocemente senza leggere termini, condizioni e spiegazioni varie, al primo post pubblicato la frittata è fatta! Tutto il mondo può vedere il vostro post, il vostro nome e cognome (se come il sottoscritto usate l’email con i dati identificativi reali), la vostra posizione sulla terra in relazione all’ora di pubblicazione del post, la vostra foto (se l’avete nel profilo – e ho notato che moltissimi ce l’hanno”).E’ a rischio il futuro della privacy? Non so, può essere. Consideriamo le recenti affermazioni di Mark Zucherberg, guru fondatore di Facebook, sul nuovo modo di concepire la privacy da parte degli utenti: “Privacy is no longer a social norm (la privacy non è più un principio sociale)”. Sarà davvero come lui afferma? E’ cambiato l’approccio che l’utente ha nei confronti di ciò che è privato? Pensiamo a Facebook: ci siamo mai chiesti le dinamiche con cui abbiamo accettato di avere a che fare nel momento in cui abbiamo aperto il nostro account? Stiamo ancora pensando “ho aperto il profilo su Facebook perché così posso trovare i miei vecchi amici che ho perso di vista nel tempo”? Oppure “almeno posso sapere le date di compleanno dei miei amici”?Ebbene, se ci si illude che gli scopi siano quelli sopracitati, non si avrebbero le motivazioni minime per tenere vivo un account nei social network. Chi si cura oggi di scrivere tenendo conto che sono centinaia le persone che leggono i nostri post su Facebook? Chi accetta un'amicizia calcolando che non nuocerà minimamente al nostro futuro online, mettendo foto non volute, pubblicando post sgraditi ecc...? Insomma, la maggior parte di utenti non possono calcolare ogni fattore in gioco che tuteli la privacy al 100%. Le dinamiche di approccio ai social network dunque sono ben più complesse. Diciamo che tutto è in continuo cambiamento. Il social network è uno strumento embrionale in continua evoluzione: credo che Google Buzz sia il passaggio dall’infanzia all’adolescenza. Quindi godiamocelo e vediamo come matura!
Vi invito a seguire i prossimi post, che daranno un’idea di come Buzz sia già ai suoi albori uno strumento di studio sociologico a livello mondiale.
Buoni buzz!
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