La sfida più grande per le marche famose ai nostri giorni è quella di farsi trovare dagli utenti, che sono sempre più dispersi su più fronti. Mi spiego meglio: negli anni passati un grande brand spendeva parecchi soldi per posizionare la sua pubblicità sui media tradizionali, a partire dalla TV, per passare alla radio, la stampa e la cartellonistica, così da catturare l'attenzione del consumatore, mostrandogli il proprio prodotto e inducendolo all'acquisto, magari arricchendo la pubblicità di sensazioni coinvolgenti, trasmettendo valori e messaggi positivi. Oggi i tempi sono cambiati, il consumatore è in balia di una navigazione frenetica, quasi schizofrenica, tra le milioni di pagine web che popolano internet: a chi non è mai capitato di finire su un sito e starci 3 secondi, prima di decidere di andarsene? Quanti siti differenti si consultano in un giorno, tra social network, motori di ricerca, blog, forum, siti d'informazione, testate giornalistiche online? Ebbene, la sfida si è fatta duplice:
1. Da una parte le grandi marche devono obbligatoriamente investire su internet, cercando di catturare i consumatori di tutte le età che sempre di più si spostano dai media tradizionali al Web. Le statistiche parlano chiaro, tutti gli investimenti nei media tradizionali sono in continuo calo, mettendo in crisi settori che hanno dominato per anni il mercato degli investimenti, come la stampa. Sul web si continua ad investire, precisamente e con più convinzione. Tutto su internet è tracciabile e misurabile, al fine di capire le abitudini e le tendenze che caratterizzano gli utenti.
2. L'altra faccia della medaglia sono i pubblicitari, persone creative che ogni giorno devono vincere la sfida di trovare la modalità migliore per catturare l'attenzione degli utenti: mettono in campo esperienza e strumenti tecnologici per combattere una battaglia difficile e allo stesso tempo entusiasmante, che li obbliga a reinventarsi continuamente e a migliorare sempre di più. Andare a recuperare gli utenti su più fronti è un impegno sostanzioso, stanarli nei social network, catturarli sui motori di ricerca, incuriosirli sui siti d'informazione online, stregarli con applicazioni interattive, entusiasmarli con effetti speciali. Sono molte le strategie applicate al mondo digitale.
Credo di poter affermare che i pubblicitari, di qualsiasi area di occupino, siano come i tecnici che lavorano agli effetti speciali nei film: anzi direi che sono meglio, perchè oltra ad "inchiodare" l'utente alla sedia e a catturarne l'attenzione, hanno l'obbligo di coinvolgerlo in un rapporto con il loro prodotto/marchio, per creare quell'affezione che la tradizionale pubblicità creava "facilemente" tra loro e la marca, e che è mutata con l'avvento del web.
Ecco allora che il mondo pubblicitario si sbizzarrisce ad inventare tecniche nuove e strategie coinvolgenti. Di seguito un bell'esempio di pubblicità nei videogames ad opera di Alfa Romeo, focalizzata sulla Alfa Mito. Un ottimo esempio di crossmedialità, dove l'utente si imbatte in cartellonistica e affisioni mentre si diverte a giocare. Vedremo in futuro nuove pubblicità "seminascoste" nei videogames? Il giocatore recepisce veramente il prodotto o sarà indotto in maniera inconscia a percepirlo come pubblicità subliminale destinata ad arrivare direttamente al cervello?
PS: a proposito, notato niente nell'immagine sopra?
PS: a proposito, notato niente nell'immagine sopra?
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